Michail Saltykov, (1826-1889) nacque in uno sperduto villaggio russo, sesto di sette figli, figlio di un tipico nobile di provincia, proprietario di terre che lasciava amministrare alla moglie, di venticinque anni più giovane di lui, figlia di mercanti, avarissima, ignorante e spietata fustigatrice dei figli, che Michail odiò per tutta la vita e che rappresenterà nel suo capolavoro, «La famiglia Golovlev», nella figura della madreIl romanzo fu pubblicato nel 1880, e, diversamente dai racconti satirici che l'autore aveva scritto fino ad allora, rappresentò la cupa e tragica storia di una famiglia di proprietari terrieri, dominata dall'avidità delle ricchezze, dal possesso della terra alla quale madre, figli e nipoti antepongono legami di famiglia, affetti, pietà. In questo che è «il più grande monumentum odiosum eretto alla memoria della nobiltà provinciale russa», i personaggi sembrano non avere più nulla delle caratteristiche comuni che legano i membri di una stessa famiglia: madre e moglie, padre e marito, figlio e fratello, tutti si odiano, ognuno è nemico dell'altro, ogni qualità positiva è perduta in una vita passata nell'ozio e nell'alcolismo. L'edizione di riferimento è di Carabba, 1918, traduzione di Federigo Verdinois. Cornice musicale: Rimsky-Korsakov, la Gran Pasqua Russa.