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Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori è una serie di biografie di artisti, scritta nel XVI secolo dal pittore e architetto aretino Giorgio Vasari. Spesso viene chiamato semplicemente Le Vite. Il trattato del Vasari fu pubblicato nel 1550 ed ebbe uno straordinario successo che spinse l'autore a curare una seconda edizione ampliamente ingrandita e revisionata, pubblicata nel 1568.
È il primo libro organico di storia dell'arte che ci sia pervenuto, nonché la fonte, spesso unica, di notizie biografiche degli artisti a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, nonché di informazioni su opere d'arte magari oggi disperse, perdute o distrutte. Appassionato e meticoloso, Vasari peccò talvolta di eccessiva enfasi letteraria nel tracciare gli sviluppi dell'arte e i rapporti tra gli artisti. Gli studi successivi sul testo vasariano (tra cui quello scrupoloso di Gaetano Milanesi del 1848) hanno tuttavia circoscritto gli errori e le notizie rivelatesi fasulle (dovute spesso a quella creduloneria che ingannò molti storici del passato), restituendo il pieno valore del testo, che non solo influenzò il giudizio in materia d'arte fino a buona parte del XIX secolo, ma è tutt'oggi un'imprescindibile e citatissima.
È il primo libro organico di storia dell'arte che ci sia pervenuto, nonché la fonte, spesso unica, di notizie biografiche degli artisti a cavallo tra Medioevo e Rinascimento, nonché di informazioni su opere d'arte magari oggi disperse, perdute o distrutte. Appassionato e meticoloso, Vasari peccò talvolta di eccessiva enfasi letteraria nel tracciare gli sviluppi dell'arte e i rapporti tra gli artisti. Gli studi successivi sul testo vasariano (tra cui quello scrupoloso di Gaetano Milanesi del 1848) hanno tuttavia circoscritto gli errori e le notizie rivelatesi fasulle (dovute spesso a quella creduloneria che ingannò molti storici del passato), restituendo il pieno valore del testo, che non solo influenzò il giudizio in materia d'arte fino a buona parte del XIX secolo, ma è tutt'oggi un'imprescindibile e citatissima.
I termini di umanesimo e rinascimento chiarificano un periodo straordinario della vicenda civilizzatrice occidentale che nasce dal cuore stesso del mondo comunale, dal sentimento d'irresistibile compenetrazione col modello dell'antichità classica – oltre la sterile imitazione – che si muove verso l’accentuazione massima dei caratteri specifici dell'individualità. Il Rinascimento travolse la concezione stessa dell'arte, della letteratura, “dell'ordine del dire”, delle scienze, della filosofia, dell’educazione, della politica; scardinò i confini della chiusura dottrinaria; varcò le colonne d'Ercole dell’ignoto (come quelle marittime e terrestri); affrontò le paure e i terrori dell'oltretomba. Fu lavoro di ricerca, conoscenza delle opere latine e greche, entusiasmo per la scoperta e l'edizione dei manoscritti, amore per la verità e sentimento della caducità, percezione della morte e dell'opera incessante della natura, pensiero dell'immanenza e della immortalità.
Quel Rinascimento, inventato da Jules Michelet, esprimeva una rottura epocale, una frattura che negava la continuità temporale nella capacità unica di dare vita ad una resurrezione della bellezza e della virtù, del pensiero e della raffinatezza.
Quel Rinascimento, inventato da Jules Michelet, esprimeva una rottura epocale, una frattura che negava la continuità temporale nella capacità unica di dare vita ad una resurrezione della bellezza e della virtù, del pensiero e della raffinatezza.