immagini, geografie e registri linguistici attinti da dimensioni parallele e contesti spaiati. Il suo è un surrealismo con i piedi ben
ancorati al cloud e che non a caso si nutre al contempo di macchine e cieli stellati. Nell’arco di uno stesso componimento si sorride, ci si stupisce, si riflette, ci si commuove, ci si compiace della familiarità con le situazioni portate in scena, ci si sente davvero figli del proprio tempo. La tecnologia, la televisione e i social la fanno da padroni, nella raccolta come nella vita di noi tutti. La poesia è un’interlocutrice seria ma non seriosa, una che sa stare allo scherzo, una che sa ascoltare. C’è tanta quotidianità mai banale, tanta attualità umana, una punta di sano sarcasmo, un pizzico di solidarietà, quel tanto di ironia e, soprattutto, autoironia che non guastano.
Francesco Tripaldi (Tricarico, 1986) è avvocato. Vive e lavora a Milano. È incluso nelle antologie del concorso letterario Coop for Words 2012 e 2015 (Bohumil e Fernandel), nell’antologia del Premio Zucchi (VEdizioni, 2013) e in Viaggi di Versi (Pagine, 2012). Dopo varie pubblicazioni e riconoscimenti, con la presente silloge si è classificato al secondo posto tra gli inediti nel Concorso Letterario Nazionale Guido Gozzano 2018.