ambito, i progetti), altri senz’altra guida che non sia la loro sensibilità umana e culturale. Da parte mia credo di appartenere alla seconda schiera, ma proprio in ragione dell’interesse sincero e della stima indiscriminata (il discrimine sarebbe la qualità, ma guai a usare questa ambigua parola) per esperienze a me lontane, da ciò non conseguono scelte di campo, né per ciò mi si accende la voglia di costruire una teorica preventiva alla prassi della scrittura (…).
Paolo Maccari (Colle Val d‟Elsa, 1975) vive e lavora a Firenze. Nel 2000 ha pubblicato Ospiti (Manni), con prefazione di Luigi
Baldacci, nel 2006 la plaquette Mondanità (L‟Obliquo), confluita tre anni dopo in Fuoco amico (Passigli, presentazione di Mario Specchio). Al 2013 risale Contromosse (Con-fine, prefazione di Luca Lenzini e postfazione di Giuseppe Di Bella). Il suo libro più recente è Fermate (Elliot, 2017). Suoi testi sono presenti in diverse antologie italiane e straniere e tradotti in inglese, francese e spagnolo. Sul versante critico, ha introdotto e curato opere di molti autori italiani otto-novecenteschi (ha collaborato tra l‟altro con Adele Dei alla curatela delle Opere di Clemente Rebora edite nei Meridiani di Mondadori nel 2015); è autore di una monografia su Bartolo Cattafi, Spalle al muro (SEF, 2003) e di un volume su Dino Campana, Il poeta sotto esame (Passigli, 2012). Dirige con Valerio Nardoni la collana di poesia di Valigie Rosse legata al Premio Ciampi.