come osservato dall’autrice stessa nella nota introduttiva - non
solo alla “riduzione dei margini”, ma, intransitivamente, anche
all’“espandersi oltre i margini, all’esorbitare”. Ed è in questa
doppia lettura che si situa l’andare “al di là” e il venire “al di qua”
del perimetro delle “umane cose”, in un circuito affatto definito
e perciò dilatabile, dove possono coesistere percezioni che vanno
da “(…) Qualcuno sta cercando i suoi, / il non ritorno, il bacio sulla fronte
/ del padre, il mondo-schermo, / questo tempo tutto da schiarire” fino
all’altra parte del mondo, dove “(…) Questo è il solo modo che
alcuni / hanno per restare al centro, / scavando come trauma da fuoco /
l’ultimo segno del loro passaggio”. In questa coabitazione stanno
l’ampiezza e la curiosità sollecitata dalle Smarginature di Esposito:
nel dialogo tra soggetti e atti che imparano a conoscersi e ad
accettarsi, agendo uno di fronte all'altro senza ostilità. Separati e
allo stesso tempo uniti da una linea che ne stabilisce - al di là e al
di qua del perimetro - la “comunque verità”.