Gli scavi archeologici nel complesso di San Caprasio hanno portato in luce alcuni reperti (una fibula a sanguisuga, marmi e tegoloni di epoca romana) che testimoniano la presenza dell’uomo alla confluenza tra Magra e Aulella fin dal VIII-VII sec. a.C., già molti secoli prima della fondazione del borgo e dell’abbazia da parte di Adalberto di Toscana.
I marmi di epoca romana riutilizzati come pavimentazione della chiesa medievale dei quali si parla nella dettagliata relazione di scavo, pongono più di un interrogativo sulla loro provenienza.
Frutto della spoliazione della città romana di Luni, già in decadenza a partire dal sec. VIII, o resti di una ricca abitazione che sorgeva poco lontano dall’Aulla dei nostri giorni ?
L’ipotesi di una provenienza locale appare assai credibile, anche alla luce di quanto avevano scritto Ubaldo Formentini e Giulivo Ricci, prima ancora che in Aulla fossero rinvenuti reperti di epoca romana.
E, d’altra parte, se poteva avere un senso trasportare da Luni, attraverso strade di montagna, marmi già lavorati, è molto improbabile che per strade impervie siano stati trasportati fragili tegoloni, anche alla luce della ricchezza di argille presenti nella stessa area dove sorse il complesso abbaziale.
Nel terreno sterile che si presenta come un uniforme e vasto banco di argilla, sono state rinvenute numerose fosse circolari di cui non è stato possibile accertare il preciso significato,ma che testimoniano in ogni caso un’attività di cava che ha preceduto l’insediamento monastico.
Su questo aspetto della storia di Aulla, riportiamo quanto ebbe a scrivere Giulivo Ricci nel volume “Un Inventario nella Lunigiana del Cinquecento”, fondamentale opera che illumina uno spaccato di vita lunigianese, attraverso la lettura di un inventario dei beni dell’abbazia di san Caprasio.
Riccardo Boggi