Negli anni ’50 si svolse in Italia un lungo dibattito che ha visto confrontarsi intellettuali della sinistra marxista ortodossa e «marxisti critici» su temi riguardanti la politica culturale perseguita dalla sinistra ufficiale: dalla ridefinizione del rapporto tra politica e cultura al ruolo dell’intellettuale di fronte alle istituzioni partitiche, dal conformismo culturale all’etica scientifica, dal dogmatismo ideologico al pregiudizio antisociologico della tradizione idealistico-crociana. Sullo sfondo, l’urgenza della sprovincializzazione e scientificizzazione della cultura italiana e marxista in un contesto caratterizzato da un processo di profonde trasformazioni (non ultimo il fenomeno della diffusione delle Human Relations). Un dibattito in buona parte sollecitato anche dalla sfida che la rinascita della Sociologia in Italia rappresentava per la cultura marxista, e che avrebbe avuto conseguenze profonde, seppure indirette, sull’evoluzione della cultura di sinistra. Attraverso il ricorso ad un approccio metodologico interdisciplinare (storico, sociologico, politico) il libro prende in esame alcuni nodi fondamentali di tale dibattito, con particolare riferimento al rapporto tra Sociologia e marxismo, in stretta connessione con l’organizzazione del lavoro intellettuale. Viene ricostruita in particolare la posizione del gruppo dei «marxisti critici», redattori delle riviste «Ragionamenti» e «Opinione», ponendo in luce aspetti rilevanti del loro innovativo contributo non sufficientemente trattati dalla letteratura in materia.
Un libro, dunque, di interesse per storici, sociologi, politologi, oltre che politici e persone appassionate di politica.