“La fattoria degli animali” (Animal Farm) è la grande allegoria socio-politica di George Orwell ambientata in una fattoria padronale inglese, dove gli animali decidono di fare la rivoluzione per liberarsi dalle catene dello sfruttamento a cui sono sottoposti da Mr. Jones e creare una società comunitaria in cui diritti e doveri siano equamente distribuiti e i bisogni primari soddisfatti per tutti, una sorta di comunismo utopistico da cui gli umani sono banditi per sempre. Essi dichiarano che lavorare per gli esseri umani non è di nessuna utilità per loro, quindi sotto la guida di un enorme maiale di nome Napoleon, sostenuto da altri maiali e dai cani, dopo la rivoluzione e la cacciata di Mr. Jones, iniziano a edificare la loro nuova società, si danno delle regole ferree di convivenza e di lavoro, inventano un inno (Bestie d’Inghilterra) e condensano i principi dell'Animalismo in Sette Comandamenti che si convertono in slogan ripetuti continuamente, per esempio ”quattro gambe, buono; due gambe, cattivo”. Tuttavia, come per tutti i grandi piani politici, alcuni animali (maiali, cani, ecc.) con il tempo acquisiscono quote sempre maggiori di potere e di beni rispetto a tutti gli altri e così la loro supposta utopia viene progressivamente messa in discussione: i maiali iniziano ad assomigliare agli umani, poiché camminano dritti su due zampe, indossano abiti vistosi, dormono su enormi letti e bevono whisky. “La fattoria degli animali” è stata spesso considerata una satira nei confronti del comunismo sovietico, della figura di Stalin e di altri capi della rivoluzione russa, in realtà è anche una denuncia della corruzione e del perseguimento di interessi personali da parte dei detentori del potere di ogni parte del mondo. Il romanzo è una delle più grandi opere socio-politiche e distopiche di tutti i tempi, a cui la voce calma e profonda di Alberto Rossatti rende assoluta giustizia. (traduzione di Alberto Rossatti)
Illustrazione di copertina di Cosimo Miorelli.