NOTA: I proventi di questo audiolibro saranno interamente destinati a opere benefiche e ad associazioni culturali o umanitarie del terzo settore.
La morte di Ivan Ilijc è scritta nel 1886. La sonata a Kreutzer nel 1890. Sono lontani i tempi di Guerra e Pace e anche di Anna Karenina, e la mente di Leone Tolstoi è già tutta pervasa da quello spirito religioso e morale che negli ultimi anni della sua vita lo condusse a riprovare i capolavori usciti dalla sua penna e a condannare l’arte in nome della religione e della morale. Ma suo malgrado l’artista permane in lui. Egli non può pensare un personaggio, non può scrutare uno stato d’animo senza che la sua visione interiore passi a traverso il prisma smagliante della sua arte. Più Leone Tolstoi va innanzi nella vita, più s’inoltra nel cammino della gloria, e più l’idea della morte l’ossessiona, lo opprime e nello stesso tempo, direi, quasi l’affascina, lo solleva oltre le contingenze dell’oggi. Nella morte egli vede la spiegazione dell’enigma della vita.
Quest’idea della morte lo ha sempre preoccupato, anche nella gioventù, anche nell’adolescenza. Ma via via s’è ingigantita nella sua mente, ha acquistato un senso sempre più profondo. Sente che la vita deve essere una preparazione alla morte. La morte è il principio della Luce, è la comprensione suprema, è l’anello che congiunge il Finito all’Infinito, il Tempo all’Eternità.
Nella novella Tre morti, Leone Tolstoi tratta la morte umanamente, come un fatto naturale che accomuna la gran signora, l’umile postiglione e l’albero che cade sotto ai colpi della scure.