In questa silloge l’autrice testimonia la qualità delle letture (suo l’importante saggio Satura. Da Montale alla lirica contemporanea) e l’adesione a forme di scrittura che conducono alle migliori lezioni del secondo Novecento.
L’altro limite di Maria Borio è nessun limite, se non quello posto dalla disattenzione alle cose del mondo, che non appartiene alla casa dei poeti autentici, condannati da sempre al
“setaccio del minimo conoscibile”.
E Borio testimonia, nell’opera presente, la consistenza di tutti gli occhi necessari per l’osservazione minuta dei segni e dei simboli del nostro tempo.