Si tratta di 18 novelle imperniate perlopiù sul tema della condizione femminile tra fine Ottocento e inizio Novecento, attraverso brevi ma memorabili ritratti, dov'è facilmente individuabile l'origine socialista della scrittrice lodigiana.
È uno dei primi documenti che si occupano così da vicino di alcuni problemi che troveranno la loro fortuna a Novecento inoltrato, ma che Ada anticipa con poeticità e vigore in questo e in altri suoi testi.
Le solitarie sono una delle opere più rappresentative e rilevanti, artisticamente e tematicamente, della letteratura femminile dell'intero XX secolo; come tale, ebbe il giusto successo negli anni dieci fino alla Seconda guerra mondiale, ma, per motivi di censura politica da parte della critica, come a gran parte dell'opera di Negri, anche a Le solitarie toccò un lungo silenzio: ancora oggi il testo, come l'autrice, è tenuto lontano dal canone novecentesco.
Il libro è aperto da una breve lettera/dedica a Margherita Sarfatti, nella quale l'autrice ricorda, in una prosa che si avvicina molto al linguaggio poetico negriano, i momenti della composizione delle novelle, trascorsi in compagnia della celebre amica, nella residenza in campagna di questa.
Si leggono poi le 18 novelle.