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“Precisamente. Proprio nel momento che regolavo il vostro orologio col cronometro di Park Square mettendolo alle sei e un quarto, la porta di mister Block fu aperta con violenza e il padrone di casa apparve sulla soglia rosso, paonazzo. Un momento dopo, un colpo di arma da fuoco echeggiò all’interno. Allora mister Block, ritornato sui suoi passi, si chiuse dentro a chiave. Potete figurarvi il mio spavento, mister Holmes! Sebbene non mi fosse simpatico, mister Block non mi disturbava, era un vicino che non dava fastidi. Corsi subito alla sua porta. Non riuscii ad aprire e nessuno rispose alle mie chiamate. Nulla si muoveva all’interno nemmeno quando mi decisi a picchiare a pugni e a calci. Credo quindi che sia stato commesso un delitto: venivo appunto da voi per chiedervi consiglio.”
“— Uhm! — brontolò mister Lestrade che, come il tenente, era invidioso della fama del celebre investigatore — certamente la prova annunciata dall’amico Holmes è ingegnosa. Ma mi pare un po’ spinta l’affermazione che mister Block si trovasse precisamente dinanzi all’orologio e che il proiettile, dopo avergli trapassato il cervello, sia andato a finire nel meccanismo dell’orologio. Sono del parere del dottor Child, quando afferma che la vittima è stata uccisa da un uomo penetrato, lo ammetto, per la finestra. Se mister Colford riflette, credo che non potrà giurare di aver udito la revolverata nel momento che l’individuo apparve sulla soglia della porta. Sono convinto che fu confuso dal succedersi degli avvenimenti. Non può quindi coordinare i fatti come sono realmente avvenuti. Lo spavento lo ha confuso. Il più bell’esempio è che, a tutta prima, credette di riconoscere Block nell’uomo che ha aperto la porta. Riflettete, signori miei, è mai possibile che un minuto secondo prima di tirarsi un colpo di rivoltella dinanzi al caminetto, Block abbia potuto essere alla porta, dieci passi almeno più in là? E in quanto concerne la puntualità degli orologi, posso raccontarvi una storiella che ve ne potrà dare un’idea esatta. Un vostro collega, mister Colford, mi aveva assicurato di aver regolato il mio orologio con una matematica precisione, secondo il tempo normale. Fidandomene, continuai a lavorare in studio mentre avrei dovuto abboccarmi con una persona in Hampstead. Insomma, per farla corta, arrivai una mezz’ora in ritardo, perchè l’orologio si era sbagliato precisamente di mezz’ora giusta. L’unica cosa che vi resti da fare è di impadronirvi dell’individuo che era nella stanza insieme a mister Block, mister Holmes, e condurcelo qui, in modo da poterlo interrogare. Lo sapete, sono stato sempre un po’ S. Tommaso....”
