Il “II Congresso di archeologia medievale italo-spagnolo”, organizzato dall’Università di Siena nell’ambito delle attività portate avanti nel programma delle “Summer School in archaeology”, ha riunito studiosi che operano in due aree del Mediterraneo, investite, in epoca post classica, da dinamiche certamente diverse, ma per certi aspetti comparabili. Il confronto è limitato agli archeologi e agli storici medievali, che operano soprattutto, per la parte spagnola, in quelle regioni che si affacciano sul Mediterraneo, mentre da parte italiana partecipano ricercatori che hanno studiato aree distribuite, più o meno omogeneamente, sull’intera penisola, e quindi non soltanto dell’area tirrenica, ma anche di quella adriatica, e delle aree padana ed alpina. L’archeologia medievale dell’area occidentale del Mediterraneo si confronta con temi che vedono al loro centro il rapporto con la cultura araba e che permette di esplorare importanti tematiche di ricerca: la continuità o la discontinuità fra le fasi classiche del popolamento e quelle medievali, i problemi di acculturazione in un epoca di grandi trasmigrazioni di popoli e di grandi trasformazioni politiche, i problemi relativi ai mutamenti degli assetti produttivi, i cambiamenti delle tecniche del lavoro preindustriale, i silenzi delle fonti sui traffici a lunga distanza e la peculiarità delle metodologie analitiche