Dalla preistoria alla storia. Introduzione a “La bande à Baader” o la violenza rivoluzionaria

· Riflessioni libertarie āļŦāļ™āļąāļ‡āļŠāļ·āļ­āđ€āļĨāđˆāļĄāļ—āļĩāđˆ 6 · Edizioni Immanenza
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“Fra l’autunno del 1967 e l’estate successiva, la realtà della rivoluzione mondiale si impose brutalmente. Nell’ottobre crollava in Bolivia il gueva-rismo, contemporaneamente ultima metamorfosi del leninismo ed e-spressione piÃđ compiuta del terzo-mondismo. Durante il maggio il creti-nismo bolscevico veniva spazzato via dal movimento francese che segna-va l’inizio ufficiale della rivoluzione comunista. In agosto, la Unione So-vietica si incaricava di demolire con le proprie mani il suo stesso mito, in Cecoslovacchia. Da un giorno all’altro i “gruppuscoli” rivoluzionari occi-dentali misero nel ripostiglio le lotte di liberazione nazionale.
Ma, accecati dalle loro ideologie che tendono a sottomettere la classe ope-raia alla legge del capitale (rapporto sociale totale), essi furono incapaci di individuare il problema reale che ÃĻ l’abolizione del salariato. Essi ri-caddero generalmente nelle diverse forme dell’operaismo. Nel caso peg-giore, ritornarono al terzo-mondismo, ed intonarono le lodi della lotta ar-mata urbana, con lo stesso ardore che avevano messo nel cantare quelle della guerriglia rurale. Certuni, ad esempio la Gauche Proletarienne, tentarono di acclimatare questa nuova strategia qui, sul terreno delle chiacchiere spettacolari. Altri, come la Frazione Armata Rossa – detta “banda Baader” – impugnarono le pistole. Ben presto la violenza delle lot-te nei paesi sottosviluppati si rivelÃē molto lontana e, in definitiva, al di fuori del gioco reale. La Germania Federale impazzisce per la enorme eco conseguente ai gesti, veri o supposti, di un pugno di rivoluzionari. Con-dannati da tutti coloro che pretendono avere il monopolio del pensiero, questi “forsennati” portano del nuovo. Buttano un fiammifero in una pol-veriera...”
Emile Marenssin scrisse nel 1972 questa introduzione a La Bande à Baader ou la Violence rÃĐvolutionnaire che, per la sua ampiezza e comple-tezza, forma un’opera a sÃĐ conchiusa nella quale interroga ed espone criticamente l’uso rivoluzionario della violenza.

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