Edipo Re (1967) e Medea (1969) di Pier Paolo Pasolini - due dei massimi capolavori del cinema d'autore italiano degli anni '60 e '70, due film enigmatici, meravigliosi e affascinanti, scritti e diretti da uno dei più importanti e controversi intellettuali del '900. Due film di cui si è scritto e discusso molto, ma spesso a sproposito, superficialmente, lasciando irrisolto e inspiegato il senso di profondo mistero e di vertigine che ne accompagna la visione.Prendendo spunto dall'analisi di Edipo Re e Medea, questo saggio di storia della critica percorre sentieri piuttosto insoliti, al confine con la filologia, l'antropologia e la teoria del cinema vera e propria, raggiungendo risultati del tutto inaspettati che marcano una svolta e un punto di non ritorno negli studi pasoliniani. In questo libro, avvincente e ricco di scoperte e di sorprese quasi come un'indagine poliziesca, infatti, si dimostra ad esempio che:- Pasolini, in realtà, non pensava ai suoi film come a film "di poesia".- Che di questi film, paradossalmente, molte scene unanimamente indicate da tutti come fondamentali, non sono in realtà state analizzate da nessuno.- Che dietro al "sistema" semiologico di Empirismo Eretico si nasconde un "sistema" antropologico.- Che i veri precedenti di Pasolini si trovano in Pavese e negli autori pubblicati dalla famosa Collana Viola - Che all'origine dell'incomprensione e del disinteresse dimostrato dalla critica per questi film da oltre 30 anni, c'è il tentativo, sbagliato in partenza, di leggerli in chiave ideologica invece che antropologica.- Che certe opere di Pasolini hanno così finito con l'essere comprese molto meglio da non specialisti di cinema che dai critici cinematografici veri e propri.- Che tracciando una storia di questo malinteso si riesce a tracciare un quadro, molto più ampio, di storia culturale italiana dagli anni'60 ai giorni nostri.- Che alla fin fine, per una approfondita comprensione di queste opere, sarebbe bastato leggere con più attenzione quello che Pasolini stesso scriveva.