Una busta appallottolata viene raccolta dal postino davanti alla casa dell’illustre famiglia Fenway, a New York. La busta reca l’indirizzo di Henry Gamadge, grande esperto di libri e manoscritti antichi e a tempo perso investigatore dilettante, e contiene un biglietto anonimo sul quale sono scritte poche parole apparentemente senza senso. Di che si tratta? Perché la lettera è indirizzata proprio a lui e come mai non è stata spedita, ma abbandonata sulla neve come se il mittente ci avesse ripensato? Gamadge, più che altro per curiosità, decide di andare a vedere e ben presto si accorge che la dimora dei Fenway, noti per la loro riservatezza e avversione per ogni forma di pubblicità, nasconde qualcosa. Dopo quella prima missiva anonima, eccone un’altra: la pagina di un orario ferroviario con una freccia che indica Rockliffe, una località vicina alla casa di campagna dei Fenway. E poi un’altra ancora, con la freccia che cambia direzione. Il mistero prende una piega drammatica quando una morte incomprensibile sconvolge l’apparente tranquillità della famiglia. Il tempo stringe; Gamadge deve agire, ormai, e in fretta... prima che un telefono squilli. Morte al telefono (1944), è stato inserito dal critico americano James Sandoe nella sua prestigiosa Readers’ Guide to Crime.