Parigi. È qui che la passione per la danza ha condotto Alice, acrobata di un’esistenza precaria come la maggior parte dei suoi coetanei: la generazione senza futuro, quella immersa in un eterno presente che si sente derubata da chi l’ha preceduta. Il suo vivere fuori squadra e senza radici è in parte anche una sfida alla madre – insigne grecista, docente universitaria, alle spalle brucianti passioni politiche e un presente di dolenti disillusioni –, da sempre convinta che l’unico antidoto al caos e alle brutture del mondo è la bellezza; che ci si può considerare vivi fino a quando ci si lascia sopraffare dalla nuda poesia dell’esistenza. Dopo uno scontro feroce, la accompagna alla stazione e, mentre un giovane pianista “di strada” sta suonando con mani incerte una semplice melodia, la madre si accascia. Iaia Caputo scava nel cuore di una figlia per arrivare al grande cuore di sua madre, perché capita che infine sia il dolore a insegnare l’arte di vivere.