In questo terzo e ultimo capitolo delle "Storie di Montepeloso", Giuseppe Decollanz continua a raccontare le tragedie che la dittatura fascista di Benito Mussolini determinarono anche in Basilicata. Il testo infatti narra la drammatica vicenda umana di un giovane che, per dare un senso e una prospettiva alla propria vita, si arruola volontario nell'esercito di Cadorna e va a combattere sul fronte del Carso per la liberazione di Trento e Trieste. Rimane gravemente ferito e riporta mutilazioni che gli impediscono di vivere una vita normale. Aderisce, nella speranza di un riscatto sociale, al Partito Nazionale Fascista e per qualche tempo fa parte della redazione de “Il giornale d’Italia”, il quotidiano fondato e diretto da Benito Mussolini. Il Fascismo sembra dare finalmente senso alla sua vita. Gli conferisce l’onorificenza di “Sciarpa Littorio”, simbolo di prestigio e di grande considerazione e lo nomina “commissario straordinario” con pieni poteri della sezione del Partito Fascista di Montepeloso, suo paese d’origine, con il compito di porre fine ai contrasti fra i maggiorenti del partito e, soprattutto, di soffocare e distruggere definitivamente ogni traccia di ideologia socialista fortemente radicata negli animi e nei cuori dei montepelosani. Quel paese “maledetto” non può continuare ad essere la “roccaforte rossa” della Basilicata e meno che mai continuare ad essere focolaio antifascista.Persecuzioni, condanne al confino e delitti feroci contrassegnano la permanenza a Montepeloso del “commissario straordinario”. Di codesti fatti di sangue e della crescente opposizione al Fascismo, Baldassarre Arrivadopo viene ingiustamente ritenuto responsabile e condannato, infine, “all'esilio”. Dopo essere stato utilizzato come simbolo di patriottismo e di “fedeltà” al Fascismo, Baldassarre Arrivadopo subisce il destino di diventare una “vittima” tra le tante della dittatura mussoliniana.