Il povero Babbino, stremato dalla
permanenza nella pancia della balena, esita quando Pinocchio lo incita a
tentare ancora la strada della fuga e della libertà. Ma il suo piccolo
burattino insiste raccogliendo, in quel preciso momento, il testimone della maturità
dei valori e della trasvalutazione.
Il Padre si abbandona alla volontà del figlio e finalmente saranno liberi.
Nella parabola conclusiva delle Avventure di Carlo Collodi si racchiude uno dei
tesori più preziosi che il giornalista e scrittore toscano ci ha lasciato in
eredità: per diventare donne e uomini in carne ed ossa occorre compiere e
comprendere un percorso verticale che, attraverso le avventure della vita, ci
conduce infine a comprendere la differenza tra autonomia e emancipazione, tra
avere la libertà ed essere pienamente liberi. In questo libro, pubblicato nell'ormai lontano 1972, Giseppe Decollanz elabora e analizza il capolavoro
collodiano sotto il profilo pedagogico e filosofico ricavando che le Avventure
di Pinocchio sono le sfide della vita di tutti noi.
Giuseppe Decollanz (Irsina, 1 dicembre 1935 – Bari, 8 giugno 2012) è stato un docente, educatore e scrittore. Sui suoi testi tecnici, dedicati al mondo della scuola e dell’educazione, è in parte basata la preparazione degli attuali dirigenti scolastici italiani. Ha dedicato numerosi scritti alla vita contadina della sua Basilicata (Ai margini del cratere, La guerra siamo noi, I datteri di Giarabub e Baldassarre Arrivadopo) perché non andasse perduta la memoria storica dei torti subiti dalla popolazione inerme di fronte alle angherie nazi-fasciste. Socialista nel cuore, pedagogo votato, ha dedicato la vita intera alla scuola e al mondo dell’infanzia. La sua analisi del Pinocchio è, ancora oggi, una pietra miliare per la comprensione del capolavoro collodiano.