Al capezzale di un vecchio cantore funebre si ricompone tessera dopo tessera il mosaico della Storia e delle leggende della Cina rurale; la memoria del morente, che per tutta la vita ha cantato per i defunti, si riaccende così sulle bizzarre vicende dei vivi. Il vecchio ha assistito all’alba e al tramonto del XX secolo dai monti remoti del Qinling, nel microcosmo contadino dei villaggi, tra la rivoluzione comunista, quella culturale di Mao, la riforma agraria e il convulso sviluppo economico. Nel racconto le trasformazioni della società si mescolano al sapere antico del Libro dei monti e dei mari, un classico di quattromila anni fa, popolato di creature fantastiche, divinità mitologiche, piante e pietre straordinarie. Attraverso la voce del cantore disilluso, uno dei massimi scrittori cinesi contemporanei narra la mutevole e ambigua natura dell’uomo – che ciclicamente, una volta al potere, finisce per opprimere gli altri –, e l’inconsistenza di ogni promessa di cambiamento. Un romanzo che vibra come un’eterna, infinita melodia dell’esistenza.