Che cos’è una nazione? E quanto conta la nazione come principio ordinatore del vivere sociale? Tutto un chiacchiericcio di fondo ci ha voluto far credere che oggi – giunti ormai all’Europa – Francia e Germania, Italia e Spagna non contino più. Non è esattamente così, e lo stiamo vedendo. Ma di certo era lontanissimo dal vero per la storia d’Italia, otto e novecentesca. I saggi di questo denso e originale volume fanno spesso riferimento a Nazione e lavoro, il grande libro ri-fondatore scritto trent’anni fa da Silvio Lanaro, che ha reso di nuovo adoperabile la parola e centrale il concetto. Parola e concetto che erano stati messi a lungo fuori gioco, politicamente e storiograficamente, dal fascismo. Sono anche altre le parole «pesanti» rimesse in gioco dalla storiografia contemporanea come volano di progettualità politica e del vivere collettivo. Qui si parla di ideologie, di patrie, di Stato, e anche di retoriche politiche. Scritto da alcuni tra gli storici più autorevoli del panorama italiano, questo libro rappresenta un variegato esempio di storia culturale, attenta all’immaginario e alle emozioni, alle soggettività, oltre che ai concetti e alle idee. Ma – come avviene per la migliore storia culturale – non per questo dimentica della politica, degli urti e dei conflitti delle dinamiche sociali.
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