ÂŦPoechaliÂŧ, cioÃĻ, in russo, ÂŦandiamoÂŧ. Fu questa lâultima, semplicissima parola pronunciata da Jurij Gagarin il 12 aprile del 1961 alle 9 e 07, ora di Mosca. Poi ci fu tempo soltanto per i reattori del Vostok 1, lâastronave che avrebbe consentito al ventisettenne Gagarin di compiere unâimpresa mai tentata prima: raggiungere lo spazio e â finalmente â riuscire a vedere la Terra dalla Luna. Tutto il mondo restÃē allora con il fiato sospeso, come dubitando che il figlio di un carpentiere si trovasse nelle condizioni di portare a compimento una simile missione. Câera in gioco, in quel momento, il senso stesso della Rivoluzione dâottobre: unâaspirazione alla giustizia e allâuguaglianza che Gagarin racconta attraverso la sua stessa vita, dallâinfanzia, trascorsa al tempo della resistenza contro lâinvasore nazista e alla vittoria della ÂŦgrande guerra patriotticaÂŧ, fino al duro addestramento riservato ai piloti dellâaeronautica, passando per la vita nel colcos e per gli studi preliminari allâammissione nel Partito comunista. Una grande avventura dove in primo piano câÃĻ lâuomo, le sue aspirazioni e i suoi sogni. PerchÃĐ quello che ÃĻ certo ÃĻ che Jurij Gagarin â nome in codice Kedr (cedro) â riuscÃŽ a trovare la via del cosmo, riportando dalle orbite spaziali frasi di meraviglia e stupore destinate a restare famose per sempre: ÂŦNon câÃĻ nessun Dio quassÃđÂŧ.