La vita è una roulette russa e a volte fa davvero schifo. Lo sa bene Jack Laidlaw, detective della polizia di Glasgow. Nella sua carriera ne ha viste tante, ma nessuno è mai pronto quando la cattiva sorte gli si accanisce contro. Proprio mentre il lavoro vacilla, il matrimonio è ormai finito e lui ha più che mai paura di affondare, un uomo muore. Una morte immeritata, ingiusta e senza senso come tante altre, ma stavolta ancora più difficile da accettare. Perché Laidlaw conosce bene l’uomo in questione: è Scott, suo fratello. La morte viene classificata dalla polizia come un incidente: Scott è stato investito da un’auto in maniera apparentemente fortuita, ma Laidlaw ritiene che il suo precario stato mentale − di recente aveva avuto problemi di alcol ed era molto tormentato − possa aver giocato un ruolo rilevante. Si immerge così nella vita del fratello, lungo una scia di indizi che lo rimandano continuamente a un misterioso “uomo in giacca verde” e a vecchi episodi di violenza. Ben presto il viaggio si trasforma in un tuffo senza paracadute dentro il passato, dove Laidlaw scoprirà sconvolgenti verità anche su di sé. Considerato da “The Telegraph” uno dei cinquanta scrittori di gialli da leggere prima di morire, insieme ad Arthur Conan Doyle, Edgar Allan Poe, Raymond Chandler e James Ellroy, William McIlvanney si addentra fra le nebbie dell’animo umano con una scrittura affilata come un rasoio, mettendo in scena un dramma duro e romantico al tempo stesso, una pietra miliare della letteratura gialla.