Internet, l’innovazione tecnologica, le APP, gli smartphone e tantissime altre, per molti, solo “nuove diavolerie”, hanno cambiato il nostro modo di lavorare e di relazionarsi socialmente.Tanti neologismi, su questa onda, sono stati coniati, ma ad una domanda ancora non siamo in grado di rispondere positivamente: “Siamo stati capaci, come sistema pubblico, a trasformare le potenzialità di questo cambiamento tecnologico anche in termini organizzativi, a favore del miglioramento della efficienza del sistema sanitario, in una logica di sostenibilità e tutela della salute della popolazione?”.
Indubbio che le cosiddette “nuove diavolerie” abbiano pervaso anche i luoghi di lavoro comprese le aziende sanitarie e che esistano nel nostro paese episodi o realtà di eccellenza, ma quello che ancora non abbiamo è un’eccellenza di sistema, nel campo della sanità come in altri. Siamo buoni utilizzatori e “consumatori singoli” di nuove tecnologie, ma dobbiamo osservare che ci manca una visione paese di utilizzo dell’enorme potenziale offerto dall’innovazione tecnologica, come leva formidabile per cambiare l’organizzazione del sistema sanitario in tutte le sue articolazioni e favorire allo stesso tempo sviluppo economico e creazione di nuovi lavori.
Porre al centro del sistema la persona e non la malattia, come spostare l’azione dall’ospedale al territorio, favorendo una sanità di prossimità e di iniziativa, sono tutti obiettivi di cui forte è sentito il bisogno e che solo un utilizzo intelligente di apparati e tecnologie intelligenti, può farci raggiungere.
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