Trasformazioni urbane sui Colli Albani nel secolo XVII: Espansioni territoriali e nuovi tracciati viari tra i pontificati di Urbano VIII e di Alessandro VII

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 Se si esclude la parentesi rappre sentata dal pontificato di Innocenzo X Pamphilij, che non soggiornò nella residenza extraurbana di Castel Gandolfo, il suo predecessore ed il suo successore non solo impiegarono il complesso della villa come sede delle annuali villeggiature, ma fecero dell’area circostante il territorio privilegiato per una serie di interventi urbanistici ed edilizi d’eccellenza. Essi si legano, nella maggioranza dei casi, non solo alla volontà diretta dei pontifici, ma al supporto dalle famiglie baronali residenti nell’area.

La novità di questa ricerca è costituita dal superamento della visione puntuale di tali episodi, nel tentativo di riconoscere e descrivere i meccanismi che hanno condotto alla realizzazione di un sistema di relazioni tra i feudi e la villa pontificia.
Si tratta di legami di natura ideale e simbolica, ma tanto più significativi da concretizzarsi in un complesso di collegamenti viari di tipo differente: dal rettifilo, alla via arborata, alla riproposizione del modello romano del tridente di strade.
Una concezione unitaria tra architettura e paesaggio, che culmina nelle azioni di Urbano VIII a Castel Gandolfo e di Alessandro VII e dei suoi nepoti ad Ariccia, ma che non può prescindere da quanto realizzato dai Savelli ad Albano già dal 1618 e dalle trasformazioni urbane inaugurate dai Cesarini a Genzano dal 1643.
Una visione ad ampio raggio, che supera i limiti della scala urbana per raggiungere le caratteristiche di un vero e proprio piano territoriale, realizzato nell’arco di appena un cinquantennio sotto la super-visione di grandi personalità come C. Maderno, G.L. Bernini, C. Fontana, ma anche grazie all’apporto di una serie di “urbanisti” già attivi nelle progettazioni romane (D. Jacovacci, G. Cerrutti ed altri).

O avtorju

 Marco Corsi, Laureato nel gennaio 2011 in Architettura (Restauro) presso “Sapienza” – Università di Roma, dal 2016 è dottore di ricerca presso il Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura dello stesso ateneo romano.

È attivo con tesi, saggi e articoli sulle tematiche storico – architettoniche del territorio dei Colli Albani e su altre emergenze monumentali del Lazio (cfr. Atlante del Barocco, provincia di Rieti) e dell’Abruzzo.
In collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Chieti – Pescara “G. D’Annunzio”, ha partecipato alla redazione di alcuni settori del Piano di Ricostruzione del comune di Cocullo (AQ), in seguito al sisma dell’aprile 2009. Nell’ambito di Labour – Laboratorio di Urbanistica (prof. ing. P. Rovigatti) è impegnato nel progetto per l’Osservatorio dei Beni Comuni dei Castelli Romani. Attualmente svolge anche attività volontaria di guida turistica presso Palazzo Chigi in Ariccia – Museo del Barocco Romano ed insegna Storia dell’Arte e Disegno dell’Architettura in un istituto paritario.

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