“Ho sentito parlare di Libertà una sera in un caffè. Mi sono unito a loro” Vera o i nichilisti è il primissimo scritto di Oscar Wilde per il teatro. L’eroina principale, Vera, unitasi ai nichilisti, ha in animo di sovvertire l’ordine monarchico russo dopo aver assistito alla deportazione in Siberia del fratello che apparteneva al gruppo di sabotatori rivoluzionari. La sua ambizione è tra le più grandiose: assassinare lo zar. La storia prende spunto proprio dal tentato omicidio, da parte di Vera Ivanovna Zasulič, del governatore di San Pietroburgo, resosi famoso per la brutale repressione dei polacchi durante le rivolte del 1830 e poi del 1863. L’ambientazione è la Russia di fine Settecento, ma in controluce si leggono l’Irlanda e il suo rapporto con l’oppressore coloniale, l’impero britannico. L’Irlanda, tramite lo stratagemma del dislocamento geografico, è quindi onnipresente in Vera, a partire dalla parlata dei personaggi appartenenti alle classi più basse della società, per arrivare alla vicinanza ai poveri e agli sfruttati, alle istanze sociali che Oscar Wilde ebbe sempre a cuore grazie anche all’insegnamento della madre, Lady Speranza, un’appassionata rivoluzionaria irlandese. Vera ci consegna un Wilde sconosciuto ai più: è il suo “play” più politico, e spiana la strada al fondamentale saggio L’anima dell’uomo sotto il socialismo e alle istanze di libertà che nutrono le sue fiabe.