Vino generoso e altri racconti

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Secondo Eugenio Montale, Vino generoso è una delle storie in assoluto piÚ riuscite del narratore triestino. In occasione del matrimonio di una nipote, la moglie del protagonista ottiene dal medico di famiglia che il marito possa mangiare e bere come tutti gli altri. È l’inizio della catastrofe, che travolgerà l’intero banchetto nuziale.

Il tema del bere è per Svevo una formidabile porta per accedere alle dimensioni dell’inconscio del protagonista: talmente chiara è, in questo testo, la sintonia con le tematiche psicoanalitiche che dominano la scrittura del romanzo di Zeno Cosini, che si è voluto riportare in appendice al volume una celebre pagina ad alta gradazione alcolica della Coscienza. Il vino, come svevo confessa nella stessa Coscienza di Zeno, grida tutto ciÃ˛ che avevamo dimenticato ma che è ancora percettibile nel nostro cuore.

ÂĢGhermii il bicchiere, dubbioso se vuotarlo o scagliarlo contro la parete o magari contro i vetri di faccia. Finii col vuotarlo d’un fiato. Questo era l’atto piÚ energico, perchÊ asserzione della mia indipendenza: mi parve il miglior vino che avessi bevuto quella sera. Prolungai l’atto versando nel bicchiere dell’altro vino, di cui pure sorbii un poco. Ma la gioia non voleva venire, e tutta la vita anche troppo intensa, che ormai animava il mio organismo, era rancoreÂģ.

Italo Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz (Trieste, 19 dicembre 1861 – Motta di Livenza, 13 settembre 1928) è considerato uno dei principali esponenti della letteratura mitteleuropea. I suoi tre romanzi Una vita (1892), Senilità (1898), e La
coscienza di Zeno (1923) sono- per tematiche, capacità di analisi e uso di procedimenti stilistici come il monologo interiore – riconducibili e assimilabili alle principali correnti del romanzo europeo. La maggior parte dei suoi racconti è stata pubblicata postuma nelle raccolte La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti (1929) e in Corto viaggio sentimentale e altri racconti in editi (1949).

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