Della vita e dell’opera di Geremia possiamo conoscere, grazie all’omonimo libro veterotestamentario, a sufficienza per trarre delle valutazioni riguardo la sua attività profetica e le conseguenti reazioni da parte dei suoi interlocutori; ad esempio per quanto concerne il rifiuto di accogliere la parola di Dio e la persecuzione contro il profeta. L’opposizione che egli e il suo messaggio ricevono sembra vanificare inesorabilmente la sua missione; il suo ministero sembra perdere di efficacia, pare non raggiungere il suo obiettivo e risultare inutile. Da qui la domanda: il rifiuto che il profeta subisce è solo una malaugurata possibilità connessa alla sua missione, o c’è dietro a ciò un piano divino che si serve proprio di quel rifiuto per realizzare il Suo scopo? Può essere tale rifiuto, nell’economia divina, addirittura una parte essenziale del ministero profetico, di modo che esso non solo non renda inutile la missione del profeta, ma paradossalmente la realizzi proprio, o perlomeno anche, attraverso tale apparente fallimento?