Lettere a Dafne

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Spogliati di colpo di ogni diritto in costituzione; ogni giustizia sospesa; non più nemmeno padroni del proprio corpo; isolati nel distanziamento pure affettivo; abbandonati ai nostri destini in una casa non sempre rifugio e reggia; predati di ogni relazione a sostegno con i professionisti della salute sì mentale e quegli altri dello spirito, sacerdoti e parroci, trincerati nelle loro case lì sicure.

Inoltre, reclusi senza certezza a scontar la pena di essere umani, incubatori nottetempo di morte e disgrazia, per ciò criminalizzati, denunciati, puniti in un crescendo di sanzioni comminate per respirare pure all’aperto, traditi da chi s’impone di essere in diritto, vessati da chi si arroga il merito della mia tutela, strumentalizzati da chi si crede in possesso di un vago titolo a sapere e a informare, nonché schiacciati dalla brama di chi la corona regge in testa.

È questo il barbaglio di una nuova normalità?