Inoltre, reclusi senza certezza a scontar la pena di essere umani, incubatori nottetempo di morte e disgrazia, per ciò criminalizzati, denunciati, puniti in un crescendo di sanzioni comminate per respirare pure all’aperto, traditi da chi s’impone di essere in diritto, vessati da chi si arroga il merito della mia tutela, strumentalizzati da chi si crede in possesso di un vago titolo a sapere e a informare, nonché schiacciati dalla brama di chi la corona regge in testa.
È questo il barbaglio di una nuova normalità?
Metilde S, pseudonimo di una scrittrice italiana, nota a più di uno, che in questa veste mette a nudo la propria fragilità e i propri dubbi in merito al senso della vita, al suo ruolo di cittadina di un mondo italico e di donna in una realtà priva di amore e comprensione. E lo fa utilizzando il genere epistolare, rivolgendo le proprie missive a quell'entità di nome Dafne che le dà ascolto, forza e determinazione per non sprofondare nella trappola di rassegnazione e apatia. Le missive pubblicate dall'autrice riflettono il suo instancabile spirito osservatore della realtà che vive e che la circonda, senza mai perdere né il coraggio né la forza di essere una donna passionale e, nondimeno, una cittadina appassionata.