Myricae

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Parmiggiani si rapporta a colpi di fioretto col buio, lottando innanzitutto per tenere insieme l’alveo illuminato da cui muove e il varco, in apparenza senza scampo, verso cui protende la propria sensibilità. Il suo pensarsi pensante oltre il pensiero strapensato della morte, lo spinge a usare lo strumento più acuminato e lieve. Nel tradursi sulla pagina, opta infatti per l’inchiostro (simpatico) dell’ironia, che lascia sulla carta il suo alone indolore, più che incolore.

(dalla Prefazione di Emilio Rentocchini)