Rispetto al 2000, il mondo in via di sviluppo ha fatto progressi sostanziali nella riduzione della fame. L’Indice Globale della Fame (GHI) 2016 mostra che i livelli di fame nei paesi in via di sviluppo si sono ridotti del 29%. Ciononostante, i miglioramenti non sono stati omogenei e continuano a esserci forti disparità su scala regionale, nazionale e subnazionale. Per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2 (SDG 2) ed eliminare la fame senza dimenticare nessuno, è essenziale individuare le regioni, i paesi e le popolazioni più vulnerabili alla fame e alla denutrizione, per accelerare i progressi proprio lì.
I punteggi di GHI variano notevolmente da regione a regione e da paese a paese. A livello regionale, i punteggi più alti, e quindi i livelli più alti di fame, si registrano ancora nell’Africa a sud del Sahara e in Asia meridionale. Nonostante i valori per queste due regioni siano diminuiti nel tempo, i livelli correnti si attestano ancora nella fascia superiore della categoria “grave”, più prossimi alla categoria “allarmante” che alla “moderata”. Inoltre, sebbene l’Africa a sud del Sahara abbia ottenuto il miglioramento più consistente in assoluto rispetto al 2000, e anche l’Asia meridionale abbia registrato una considerevole riduzione dei valori, se si vuole raggiungere l’obiettivo Fame Zero la diminuzione della fame in queste regioni deve accelerare.