PREMESSA
È cosa nota che nel secolo VI avanti Cristo gli Etruschi avevano sorpassato l'Appennino tosco-emiliano ed avevano dilagato nella pianura padana, fondando le città di Felsina (Bologna), Mutina (Modena), Mantua (Mantova) e probabilmente anche Crema, Cremona, Parma e Verona (vedi). Ovviamente essi erano stati spinti a quella invasione in primo e principale modo perché erano stati attirati dalle grandi risorse agricole di quelle terre, caratterizzate come erano da una pianura del tutto libera e inoltre fornita di ampie risorse idriche. Ma oltre a ciò gli Etruschi si infilarono in tutte le valli del cerchio alpino alla ricerca di giacimenti di minerali, indispensabili per la loro grande capacità di lavorazione di metalli, in primo luogo il ferro, e al loro vasto commercio di manufatti di metallo. È evidente che la scoperta di giacimenti di minerali si effettua molto più comunemente nelle valli della montagne, in virtù delle scarpate verticali ed esposte alla vista ed pure in virtù delle frane che avvengono di frequente.
Ebbene, numerosi nomi di luogo o toponomi della valle padana e pure delle propaggini delle catene alpina e appenninica sono altrettanti relitti della antica presenza degli Etruschi in quelle zone. Sono quelli che io definisco “nomi di luogo o toponimi etruschi”. Ma oltre che questi esistono pure toponimi che si debbono classificare e definire “etrusco-latini”, toponimi cioè che da originari toponimi “etruschi” si erano in seguito trasformati in “toponimi latini”. Ed è del tutto ovvio ed evidente che i toponimi etrusco-latini sono in genere più recenti ed anche molto più numerosi.
Si deve poi precisare che talvolta è abbastanza facile distinguere un “toponimo etrusco” da un “toponimo etrusco-latino”, ma molto spesso non lo è affatto.
Comunque, per questi esatti motivi si spiega il titolo della mia presente pubblicazione: “Nomi di luogo etruschi o etrusco-latini in Italia settentrionale”.
Ancora è necesario fare una importante precisazione e cioè una importante distinzione. In toponomastica, come sezione della linguistica storica che studia i nomi di luogo o toponimi, si deve distinguere accuratamente la “cosa” (sito, centro abitato, regione, fiume, lago, monte) dal suo “nome”. Ad esempio, un centro abitato può ben avere un nome etrusco o etrusco-latino, ma la sua fondazione non è affatto degli Etruschi né dei Latini o Romani, ma è di popolazioni precedenti (nel caso nostro i Liguri, i Celti o Galli, i Germani, gli Slavi) (vedi Bergamo). In realtà è avvenuto che, siccome anche nell'Italia settentrionale la scrittura è stata importata dagli Etruschi, la scritturazione dei toponimi sia stata quella etrusca e inoltre, essendo questa scritturazione etrusca la prima affermatasi e l'unica esistente, ha logicamente finito per imporsi, cancellando la denominazione originaria di siti dei Liguri o dei Celti o dei Germani o degli Slavi.
E su questo argomento si deve precisare che la scritturazione di un toponimo, una volta avvenuta, ottiene l'effetto non soltanto di “ufficializzarlo”, ma pure quello di “cristallizzarlo” o “fossilizzarlo” rispetto alle evoluzioni fonetiche che normalmente investono pure i toponimi. Anche e soprattutto nei toponimi dell'Italia settentrionale si assiste alle numerose ed ampie mutazioni fonetiche che col passare del tempo hanno subìto i toponimi rispetto alla loro forma originaria ed “ufficiale”.
Infine debbo precisare che questo mio lavoro è assai lontano dal contenere l'elenco completo e la analisi di tutti i toponimi dell'Italia settentrionale, quelli che si possono trovare nelle carte dell'Istituto Geografico Militare (I.G.M.) e nelle mappe catastali dei singoli comuni. Questo mio lavoro è solamente un primo e piccolo saggio di quella ricerca, al quale spero di fare seguire altri saggi, finché la vita e la salute mi sorreggerà.
Massimo Pittau